 |
 |
 |
 |
 |
 |  |  |  |  | (fonte foto:ricchezzavera) |  |  |
|
 |
 |
|
 |
Gli studi dimostrano che circa il 40% dei gesti quotidiani sono eseguiti ogni giorno in maniera simile e in situazioni quasi uguali. Quasi la metà dei nostri movimenti, quindi, sembrano abitudinari, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Wendy Woods, alla convention annuale dell’American Psychological Association, spiega che il nostro comportamento deriva dalla ricerca di uno schema nelle azioni che portano un buon risultato. La prima volta che si esegue un movimento in seguito a uno stimolo qualsiasi si attiva la corteccia prefrontale, che permette di prendere decisioni. Ripetendo il gesto in un contesto simile, l’informazione viene rielaborata, l’obiettivo finale perde di importanza e l’azione diventa meccanica. Quando ripetiamo gli stessi movimenti in contesti simili, quindi, il nostro cervello crea un’associazione automatica tra stimoli esterni e risposte del nostro corpo, che ci permette di eseguire certi gesti anche soprappensiero.
Una tra le principali differenze tra le azioni volontarie e quelle dettate dall’abitudine è la possibilità di modificare il nostro comportamento. Infatti, mentre è più facile prendere decisioni che ci portano a modificare un’azione volontaria (in quanto il nostro cervello, conscio del movimento, presta attenzione a tutti i gesti eseguiti), ricostruire dettagliatamente il modo in cui svolgiamo azioni involontarie sembra più difficile, ostacolando le possibilità di cambiare abitudini.
In un test, è stato chiesto a dei partecipanti di assaggiare del popcorn, in metà dei casi stantio. Quando il popcorn è stato distribuito ai volontari all’interno di un cinema, le persone abituate a mangiarlo durante la proiezione hanno consumato la stessa quantità di popcorn, indipendentemente dal suo essere stantio o fresco. Questo dimostra che, quando entra in azione l’abitudine, la mente si concentra su qualcos’altro e il gesto diventa meccanico.
Ma quindi, come possono essere cambiate le abitudini? Nonostante molti corsi e workshop sembrino funzionare nello stimolare la motivazione dei partecipanti, i partecipanti raramente applicano le nozioni nella vita quotidiana. Secondo Woods, ci sono tre passi da fare quando si vuole cambiare abitudini. In primo luogo, bisogna cambiare il contesto dell’azione, in quanto i gesti meccanici entrano in atto generalmente in scenari simili. Cambiare percorsi e orari può essere un buon inizio. Secondariamente, ricordarsi che la chiave degli automatismi è la ripetizione. Per creare una buona abitudine, bisogna effettuare lo stesso gesto per un lasso di temo dai 15 ai 254 giorni. Infine, per mantenere la meccanicità dell’azione, bisogna cercare di ripeterla in un contesto fisso, in modo da automatizzarla.
|
 |
 |